Passaggio generazionale: da minaccia a opportunità

Il passaggio generazionale è una delle sfide più complesse che le aziende si trovano ad affrontare: troppo spesso rappresenta una minaccia, ma con gli strumenti giusti può diventare un’opportunità. Il tema è particolarmente importante per il tessuto produttivo lucano, dove l’impresa familiare rappresenta la tipologia di composizione societaria largamente maggioritaria. Per questo motivo, Confindustria Basilicata, insieme a EY, AIDAF – Italian business family e Lucano 1894, ha dato vita a un incontro dal taglio operativo sugli strumenti concreti che le imprese hanno a disposizione per affrontare il delicato passaggio. La massiccia partecipazione ha confermato il forte interesse all’argomento.

“Il Gruppo GI – ha dichiarato il presidente GI Confindustria Basilicata, Domenico Lorusso – è da sempre molto attento a questo tema. In sala ci sono tantissimi giovani imprenditori, che sono già operativi nella governance delle rispettive aziende e che quindi hanno già affrontato o stanno affrontando i delicati aspetti di questo processo. Non è una transizione che può essere lasciata al caso, ma ha bisogno di essere accompagnata da professionisti del settore. Solo il 13 per cento delle imprese familiari italiane sopravvive alla terza generazione di imprenditori. Ci sono due tipi di aziende: quelle che scompaiano e quelle che cambiano. La differenza è determinata dalla capacità di interpretare il futuro, gestendo al meglio il passaggio”.

I forti mutamenti degli ultimi anni in aziende sempre più orientate alla digitalizzazione e alla sostenibilità – ha spiegato Massimo Meloni, family business e family business EY – hanno accelerato l’ingresso dei giovani nelle governance aziendali, favorendo l’integrazione di generazioni e di generi. Questa convivenza però, per funzionare al meglio – ha aggiunto Chiara Pirrone, director EY – ha bisogno di regole ben precise che vanno definite quando le cose vanno bene, evitando il rischio di arrivare troppo in ritardo. E’ dunque fondamentale una forte azione di sensibilizzazione. AIDAF – ha spiegato Giovanna Gregori, executive director dell’associazione – ha fatto propria questa mission cercando di promuovere, sviluppare uno stile etico di fare impresa che consenta alle aziende di migliorare e crescere a ogni passaggio di staffetta.

Le difficoltà di natura finanziaria rappresentano, a livello nazionale, la seconda categoria di ostacoli che vengono riscontrati da coloro che sono impegnati in questa transizione.

Nella tavola rotonda moderata da Mario Benedetto, giornalista e docente LUISS, Chiara Pirrone e Michele Mirabella, director EY, hanno illustrato gli strumenti che possono aiutare a tutelare il patrimonio degli imprenditori e i veicoli societari attraverso i quali facilitare il passaggio. Il professore dell’Università Bocconi, Fabio Quarato, ha focalizzato l’aspetto relativo delle tipologie di governance delle società a controllo familiare e di come queste impattano sulla gestione dei processi.

A portare la testimonianza diretta di passaggio riuscito, la famiglia Vena, che è oggi alla quarta generazione di imprenditori di Lucano 1894, anche con il contributo del chairman, Luca Pancirolli. “Determinante – ha detto l’Ad, Francesco Vena – è la collaborazione e la condivisione intorno al doppio obiettivo dell’unità familiare e della crescita aziendale. Farsi assistere da professionisti esterni ha anche dei momenti di complessità e può generare una iniziale, naturale resistenza, ma è fondamentale per individuare le soluzioni più idonee non solo per la continuità dell’esistente ma per una vera e propria rigenerazione aziendale”.

“Nelle aziende, il passaggio di mano – ha concluso il vice presidente di Confindustria Basilicata, Francesco D’Alema – ha un doppio aspetto, culturale e organizzativo. Mai in questo momento, l’assunzione di responsabilità da parte delle giovani generazioni di imprenditori che subentrano nella imprese familiari si carica anche di un valore aggiuntivo, dal momento che la continuità aziendale significa anche difendere il grande patrimonio industriale italiano, conservandone la testa e il cuore sul territorio nazionale”.