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INNOVAZIONE, SOSTENIBILITA’ E PRODUTTIVITA’: COSÌ L’AGROINDUSTRIA PUO’ GENERARE LAVORO E RICCHEZZA

L’innovazione tecnologica è una leva sempre più strategica per conciliare sostenibilità e produttività. È quanto avviene nel settore dell’agroindustria che, grazie alle importanti evoluzioni relative alla produzione di biocarburanti e all’applicazione di innovazione tecnologica di ultima generazione, sta conoscendo trasformazioni significative, in grado di generare rilevanti opportunità di crescita economica e per il raggiungimento degli obiettivi di transizione ecologica.

Se ne è discusso nel workshop “Biofuel, droni e robotica. Verso un nuovo paradigma dell’agroindustria”, organizzato da Confindustria Basilicata in collaborazione con Eni, che si è svolto lunedì 15 dicembre, presso l’Istituto Tecnico Tecnologico Agrario di Marsicovetere. Un’iniziativa rivolta agli studenti con l’obiettivo di far conoscere le opportunità, anche occupazionali, generate in un ambito che mette insieme due settori consolidati dell’economia lucana: energia e agricoltura.

Eni ha contribuito alla discussione con un focus sulla produzione di biocarburanti HVO che possono essere utilizzati sia in purezza in sostituzione del diesel, sia miscelati anche per i settori “hard to abate” come i mezzi aerei o navali e che rappresentano una soluzione utile per contribuire a decarbonizzare i trasporti. Eni – come ha spiegato Stefania Guidetti, responsabile Bio Energy & Mobility Services R&D Program Management– attraverso Enilive, utilizza la tecnologia proprietaria Ecofining™, in grado di trasformare le biomasse, prevalentemente scarti e residui vegetali come gli oli alimentare esausti, in HVO, “Hydrogenated Vegetable Oil”: olio vegetale idrogenato che consente una riduzione di CO2 fino al 90%, calcolata lungo l’intera catena del valore, rispetto al diesel tradizionale.

In relazione all’incremento della capacità produttiva prevista per i prossimi anni, Eni ha implementato anche un innovativo modello di Agri-business, finalizzato alla coltivazione di piante oleaginose e successiva spremitura dei semi con l’obiettivo di assicurare ulteriori volumi di cariche per le bioraffinerie oltre ai prevalenti scarti e residui. Attualmente Enilive possiede due bioraffinerie in Italia, a Venezia e Gela, una bioraffineria in jv operativa in USA e altre in fase di costruzione a Livorno, in Malesia e Corea del Sud.

Nel convegno sono state portate anche le testimonianze di alcuni importanti progetti e sperimentazioni sviluppati nelle prime due edizioni di Basilicata Open LAB, il progetto promosso da Joule, la Scuola di Eni per l’Impresa, che hanno visto startup di tutta Italia collaborare con aziende lucane votate all’innovazione in ambito Agritech e non solo, attraverso l’utilizzo di tecnologie basate su droni e robotica. Francesca Lucaj di PoliHub, partner di progetto, ha illustrato alcune tematiche quali la gestione energetica per la continuità di monitoraggio dei droni su campi coltivati, l’ottimizzazione con AI dei dati forniti da rilevamenti di macchinari robotici nelle coltivazione arboree, la collaborazione tra rover e droni per una efficace verifica di asset infrastrutturali importanti quali tubazioni ed acquedotti e l’applicazione di soluzioni robotiche ad alta precisione per aumentare l’efficienza e la produttività nella raccolta di coltivazioni fragili come i frutti rossi.

Anche l’Università di Basilicata sta puntando sulle tecniche di gestione intelligente delle risorse agricole e sull’utilizzo di sensori, droni, e sistemi di mappatura per il monitoraggio e l’ottimizzazione dei raccolti. Ne ha parlato la professoressa Paola D’Antona che ha illustrato anche l’offerta formativa dell’Ateneo lucano in questo ambito.

Davide Amato, ricercatore della Fondazione Eni Enrico Mattei, ha presentato agli studenti alcune diverse soluzioni di robotica applicate all’agricoltura, inquadrate in un contesto di grande dinamismo, quello dell’agricoltura di precisione.

Per l’assessore regionale alle Politiche agricole, Carmine Cicala, la Basilicata non parla di futuro dell’agroindustria, lo sta già costruendo, come testimoniano risultati concreti del progetto Agri Hub Basilicata, la collaborazione tra Regione, Eni e ALSIA per la creazione di una filiera agroindustriale lucana dedicata alla produzione di semi oleaginosi a fini energetici, oltre ai 25 milioni di euro tra PNRR e risorse EURI per l’ammodernamento tecnologico. Un importante investimento su tecnologia e persone, raccontati a una platea di studenti che rappresentano il futuro dell’agroindustria.

Per il presidente di Confindustria Basilicata, Francesco Somma, la Basilicata dimostra di avere caratteristiche e potenzialità enormi in questo settore: ci sono competenze industriali e scientifiche, insieme a un’adeguata consapevolezza delle istituzioni sulle opportunità connesse. Le tre direttrici analizzate — biofuel, droni e robotica — sono pilastri di uno stesso modello produttivo moderno in grado di conciliare sostenibilità economica, ambientale e sociale. La sinergia tra queste tecnologie riduce i costi energetici e operativi delle aziende, aumenta la produttività e la qualità, migliora la sostenibilità ambientale delle pratiche agricole e attrae investimenti, startup e competenze ad alto contenuto tecnologico. La sfida, per Confindustria Basilicata, è favorire un ecosistema che metta insieme imprese, centri di ricerca, istituzioni regionali e formazione tecnica.

I lavori del convegno sono stati aperti dai saluti del Sindaco Marco Zipparri, del Responsabile del Distretto Meridionale di Eni, Emiliano Racano e del presidente vicario dei Giovani Imprenditori di Confindustria Basilicata, Roberto Bocca.