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IMPRESE CHE GENERANO COMUNITA’: IL VALORE ETICO DELLO SVILUPPO

“Un nuovo umanesimo per orientare lo sviluppo” è il titolo del convegno organizzato da Confindustria Basilicata per stimolare una riflessione, con la partecipazione di autorevoli relatori, tra cui l’Arcivescovo Mons. Davide Carbonaro, sulla necessità di una nuova cultura della centralità della persona e dei valori umani, in un tempo di grandi complessità e forte accelerazione allo sviluppo e all’utilizzo di nuove tecnologie. Un contesto di rapidi cambiamenti che impongono una rinnovata riflessione sul rapporto uomo-macchina e sui perimetri dell’etica.

Nel corso dei lavori, la presentazione del libro Paolo Albano, “..da quanto cielo si riesce a vedere”.

Di seguito si riporta l’intervento del Presidente di Confindustria Basilicata, Francesco Somma:

Il titolo di questo appuntamento – “Un nuovo umanesimo per orientare lo sviluppo” – ci interpella profondamente. Viviamo un’epoca complessa, fatta di cambiamenti rapidi e spesso disorientanti. Ma in mezzo a questa velocità, ciò che non può essere smarrito è l’uomo: con la sua centralità, le sue relazioni, la sua capacità di futuro.

Può sembrare una singolare coincidenza – e forse è un segno – che la Confindustria lucana abbia avvertito,
ancor prima che sul piano istituzionale, l’urgenza di un richiamo alle ragioni morali che devono non solo orientare, ma – aggiungerei – determinare lo sviluppo dell’economia e il benessere di una società. La scelta di riflettere insieme con personalità autorevoli e carismatiche – desidero ringraziare in particolare S.E. Monsignor Carbonaro – nasce da un bisogno profondo: recuperare le sorgenti di un “umanesimo dei tempi nuovi”.
Tutto è nato dalla convinzione che senza il lievito di una grande ispirazione, lo sviluppo di una comunità rischi di ridursi a un arido algoritmo. Mancherebbe, in tal caso, quell’ossigeno intellettuale e civile che dovrebbe alimentare le scelte, ordinarle alla convivenza e alla giustizia sociale.

In questo senso, le parole e lo stile del nuovo Pontefice, Papa Leone XIV, ci offrono già una direzione: sobrietà, ascolto, prossimità. Un richiamo forte alla fraternità sociale e al senso del limite come premessa di libertà. È un
messaggio che interpella tutti – istituzioni, imprese, cittadini – a rimettere la persona al centro, non come slogan, ma come pratica quotidiana. L’umanesimo cristiano è stato – ed è – uno dei grandi motori della cultura occidentale e non solo. Un deposito di valori fondati sull’“eccedenza” della Persona, sulla sua centralità, sulla costruzione di un ordine incentrato sul primato del valore umano. Il fatto che il mondo di Confindustria senta oggi con forza il richiamo al “fondamento” etico nella promozione dello sviluppo economico è segno di maturità e consapevolezza. Un fattore di crescita che è bene pubblico, risorsa civile, energia morale per l’intera comunità. Una comunità che, a tratti, sembra smarrire quella riserva etica che il cattolicesimo ha saputo esercitare lungo
la storia. 

Leggo dunque questa nostra iniziativa come un segno. Essa si inserisce in un passaggio epocale per la cristianità: ci lascia un grande Papa del sociale, che ha affrontato con coraggio il disordine geopolitico e l’assurdità delle guerre; si affaccia il suo Successore, che si presenta con equilibrio e continuità, nel solco di una ripresa leoniana della “questione sociale” e di una spiritualità agostiniana, lontana dal potere, vicina all’uomo. È una Chiesa che torna a essere servizio e salvezza, rigenerazione per la modernità. È l’umanesimo dei tempi nuovi. Il libro di Paolo Albano, “Da quanto cielo si riesce a vedere”, si inserisce perfettamente in questa visione. È un invito ad alzare lo sguardo, a non fermarsi all’immediato, ma a ritrovare il senso, la speranza, l’orizzonte. È anche un appello silenzioso, ma potente, a ritrovare il cielo possibile dentro ogni periferia, geografica o esistenziale. Ma oggi parlare di sviluppo significa anche affrontare nuove frontiere tecnologiche: la robotica avanzata, l’intelligenza artificiale, l’automazione dei processi. Tecnologie straordinarie, che possono aumentare la produttività, migliorare la qualità della vita, i servizi sanitari e la sicurezza sul lavoro, risolvere problemi complessi. Ma che, se lasciate senza un presidio etico, possono escludere, sostituire, spersonalizzare. Il rischio più grande non è la macchina che lavora al posto dell’uomo, ma un’idea di progresso che dimentica l’uomo. Per questo, il nuovo umanesimo non è un’idea del passato: è la chiave per governare il futuro.

Proprio l’ampiezza di questi orizzonti rende questa nostra iniziativa attuale. Mai come oggi serve una rinnovata impronta umanistica per dominare le potenze della tecnica, della scienza e dell’intelligenza artificiale, e orientarle a servizio della libertà umana. Solo così potremo gettare le fondamenta – o, se vogliamo, costruire le palafitte del nuovo mondo. Come sistema industriale, e in particolare come Confindustria Basilicata, sentiamo il dovere di promuovere uno sviluppo che non sia solo quantitativo, ma qualitativo. Che non produca solo ricchezza, ma benessere diffuso, coesione sociale, opportunità per i giovani. Ciò che invero ogni buon imprenditore fa ogni giorno nella sua azienda e nella sua comunità. Per farlo, servono alleanze: con le istituzioni, con la scuola, con la cultura, con la spiritualità, con la comunità.


Sì, serve un nuovo umanesimo. Un umanesimo che sappia rispondere ai bisogni di crescita economica e sociale dei territori, che riconosca il valore delle radici e delle relazioni, che guardi avanti con visione e con cuore.
Grazie a Paolo Albano per averci regalato una narrazione così densa di senso.

Francesco Somma
Presidente Confindustria Basilicata