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Somma: “La Basilicata vince se scommette sull’industria”

Di seguito il testo della relazione del Presidente Francesco Somma che ha aperto i lavori dell’Assemblea Pubblica di Confindustria Basilicata “Innovazione, competitività e competenze: la scommessa industriale della Basilicata e del Mezzogiorno“:

 

Buonasera a tutte e a tutti.

Saluto le Autorità civili, militari e religiose, i rappresentanti delle Istituzioni, i pregiati relatori.

E permettetemi un saluto particolare al nostro Presidente nazionale Orsini.

Caro Emanuele, grazie davvero per il tour de force che ti ha portato qui. Un benvenuto ai Vicepresidenti nazionali Mazzuca e Marinese e ai Delegati, Regina e Di Stefano. La vostra presenza non è un omaggio formale. È un gesto politico e culturale:

significa riconoscere che la Basilicata non è un margine della mappa. Partecipa a pieno titolo alla partita nazionale!

Un caro saluto al Direttore Generale di Confindustria, Tarquini, ai colleghi Presidenti regionali e territoriali di Confindustria e alle organizzazioni datoriali, sindacali e professionali convenute.

E poi lasciatemelo dire con il cuore: un abbraccio forte a voi imprenditrici e imprenditori.

Se siamo qui è perché ci siete tutti voi !

LA BASILICATA VIVE SOPRATTUTTO SE LAVORANO E CRESCONO LE SUE IMPRESE.

Anche qui il lavoro non nasce per decreto. Nasce dall’iniziativa, dal rischio, dall’ingegno, dalla fatica e dal coraggio.

Il titolo del nostro incontro non è un esercizio teorico: “Innovazione, Competitività e Competenze”. Queste tre parole descrivono una scelta precisa e una condizione.

Perché la Basilicata è oggi in un equilibrio delicato:

NON  è e non sarà affatto  una terra perduta ed economicamente spenta, se saprà intervenire sui nodi strutturali che incidono sulla competitività, sugli investimenti  e sulla qualità della vita.

I dati del Centro Studi Confindustria ci mettono davanti a quattro grandi criticità: la dinamica demografica, il gap infrastrutturale endemico, la bassa dotazione in ricerca e sviluppo e il tasso di industrializzazione inferiore alla media nazionale ed europea.

Ma questi dati non sono una condanna, bensì un’indicazione di direzione e una chiamata alla responsabilità collettiva.

Li assumiamo come base di partenza per cambiare traiettoria. Il senso di questa serata è: trasformare un’analisi severa in una piattaforma condivisa di reazione, di rilancio, di visione industriale.

Il primo nodo è la demografia. Ogni anno la Basilicata perde popolazione attiva, giovani formati, competenze tecniche. Si restringe la base che sostiene scuole, imprese, ospedali, servizi. E ogni anno il mercato del lavoro lucano si contrae anche per mancanza di offerta, oltre che di domanda.

NON È IL NOSTRO DESTINO, È ECONOMIA, E COME TALE VA INTERPRETATA E AFFRONTATA.

Quando si disperde il capitale umano si impoverisce la produzione, si riduce la ricchezza e si incrina la coesione sociale.

La scommessa è accrescere l’occupazione, soprattutto dei giovani e delle donne.

La vera domanda non è come impedire che i giovani partano, ma piuttosto per quali lavori, per quali filiere e con quali prospettive trattenerli e attrarli.

La storia ci insegna una cosa semplice:

quando il Sud ha scommesso sull’assistenzialismo ha perso; quando ha scommesso sull’industria, ha vinto!

E la Basilicata questa storia ce l’ha scritta dentro!

L’ha scritta in tutti gli insediamenti che hanno visto nascere, crescere e consolidare specializzazioni produttive che sono diventate eccellenze sulla scena globale.

Ogni volta che la Basilicata ha creduto in sé stessa, ha vinto. Sempre!

Oggi ci troviamo davanti alla più grande scommessa industriale degli ultimi quarant’anni. E possiamo vincerla, anche questa volta.

È in atto un nuovo mercantilismo globale: i dazi riscrivono le regole del commercio, le catene del valore si accorciano, gli Stati tornano a strategie industriali e protezionistiche, mentre energia e innovazione diventano i pilastri della competizione tra continenti.

L’Italia può tornare ad essere ponte nel Mediterraneo. Qui entra in gioco il Piano Mattei. Se questo piano è serio, passerà dal Mezzogiorno e, INEVITABILMENTE,  dalla Basilicata.

Perché qui l’energia si produce e qui può essere trasformata. Qui ci sono competenze industriali e tecniche che non si improvvisano.

Ma per trasformare le potenzialità in sviluppo servono infrastrutture, non retorica: infrastrutture vere!

Al governo chiediamo l’Alta Velocità Battipaglia–Potenza–Taranto con un tracciato moderno e tempi certi di realizzazione superando il collo di bottiglia tra Romagnano e Potenza, portando avanti il documento di fattibilità già avviato.

Serve completare l’innesto della Ferrandina–Matera sulla dorsale adriatica.

La  Potenza–Tito–Brienza–A3 e la Melfi–Candela, insieme all’itinerario Murgia–Pollino con il bypass di Matera e al collegamento Salerno–Potenza–Bari attraverso la Basentana, SONO DIRETTRICI CHE DEVONO DIVENTARE CORRIDOI INDUSTRIALI, NON SEMPLICI STRADE DI SOPRAVVIVENZA.

La Basilicata è regione cerniera e il suo vantaggio geografico HA SENSO SOLO se viene integrata pienamente nei corridoi TEN-T tirrenici, adriatici e ionici.

E poi c’è il tema dell’aerotrasporto. L’Aviosuperficie Mattei, in Val Basento, va trasformata in aeroporto operativo per collegamenti a corto raggio, classificato SIEG, e inserito in un network interregionale con Puglia e Campania.

Dobbiamo garantire alla nostra regione il diritto di esprimere le proprie potenzialità, di rompere l’isolamento e di fare sistema con porti e aeroporti vicini.

Altrettanto decisiva è la connettività digitale. Senza dorsali, reti veloci e cyber-protezione, l’intelligenza artificiale è solo uno slogan.

E’ necessario un piano di digitalizzazione di massa. Tutte le aree industriali devono essere cablate per garantire collegamenti ultraveloci.

Servono voucher per progetti di intelligenza artificiale nelle PMI e strumenti di supporto per gestire i rischi della sicurezza informatica. È innovazione abilitante, non moda.

Lo stesso vale per l’acqua: senza un intervento straordinario rischiamo una terra arida per usi civili, irrigui e industriali.

Chiediamo di dichiarare lo stato di emergenza e di avviare un poderoso programma nazionale di investimenti che integri gli sforzi regionali per ammodernare le reti e ridurre le perdite. Apprezziamo molto l’impegno che il governo regionale ha preso per il collegamento della Valbasento allo schema idrico del Sinni.

Ci sono importanti segnali di vitalità che non vanno sottovalutati.

Il Mezzogiorno tutto  sta beneficiando di uno strumento innovativo e  disruptive:

LA ZES UNICA, CHE NON È UN TITOLO MA UN FATTO.

Sta funzionando. I tempi medi per l’Autorizzazione Unica si sono ridotti a poco più di un mese.

Lo sappiamo: ogni giorno risparmiato nella burocrazia è un giorno prezioso guadagnato per l’impresa. L’incentivo più potente agli investimenti!

Sono 923 le autorizzazioni uniche rilasciate e in Basilicata ne abbiamo già 25.

Questo è un modello che chiede stabilità e programmazione. Bene allora la proroga del credito d’imposta fino al 2028 con dotazione triennale certa e l’istituzione del Dipartimento per il Sud con responsabilità anche sulla ZES Unica.

Si dovrà salvaguardare, però, celerità e semplificazione!

E riteniamo doveroso ripristinare una misura assai efficace qual è stata Decontribuzione Sud per le PMI e per le grandi imprese. 

SOLO COSI’ IL SUD RITORNA AL CENTRO DELLE POLITICHE INDUSTRIALI DEL PAESE !!!

Aggiungo un punto che ci sta a cuore: la ZES Cultura di Matera. La Basilicata e questa città nutrono grandi aspettative. Vorremmo sapere dal Sottosegretario Sbarra se il progetto andrà avanti.

Non vogliamo arrivare sfiniti ai nastri di partenza. Vogliamo arrivare pronti!

In Basilicata incombe un problema annoso ed irrisolto che non possiamo più eludere se crediamo davvero ad un’unica macroarea del Mezzogiorno: la Carta degli aiuti a finalità regionale.

Oggi la Basilicata continua a essere penalizzata da un differenziale del dieci per cento sull’intensità di aiuto rispetto alle regioni contermini.

NON È SOSTENIBILE, NON È LOGICO, NON È COMPETITIVO.

Se a livello europeo non è possibile una modifica generalizzata dell’attuale ciclo, chiediamo una soluzione chiara, immediata: un top-up automatico regionale sui bandi di investimento e un fondo nazionale di perequazione per i progetti strategici lucani che superino determinate soglie occupazionali e di spesa.

NON CHIEDIAMO PRIVILEGI, CHIEDIAMO PARITÀ DI CONDIZIONI.

Nel frattempo, vogliamo tempi certi sugli avvisi emanati, calendari chiari e procedure rapide per quelli da emanare. Pianificazione, semplificazione e istruttorie rapide sono parte dell’incentivo.

Guardiamo con attenzione ai segnali della nostra base produttiva. La demografia d’impresa ci restituisce segnali positivi, seppur lievi. C’è un dinamismo che smentisce tanti luoghi comuni.

Il grande tiraggio degli avvisi regionali per le start-up, con quasi settecento domande, è un messaggio chiarissimo: esiste una generazione che vuole provarci.

Bene ha fatto la Regione con l’aumento della dotazione finanziaria dei Contratti di sviluppo a valenza regionale, aperti anche alle grandi imprese, che hanno dimostrato di essere un moltiplicatore potente di investimenti. E altrettanto andrebbe fatto con i MiniPia. Dentro questa partita c’è l’automotive di Melfi, dalla cui forte flessione dipende in gran parte la bassa crescita del PIL lucano. Alcuni segnali di fiducia sono arrivati con la presentazione della nuova Jeep Compass e con gli impegni per l’Italia del nuovo amministratore delegato. Le stime parlano di una risalita verso almeno centocinquantamila vetture con più turni. Non sono i numeri degli anni d’oro, ma sono numeri che possono riaccendere la filiera.

Ma a una condizione: che l’indotto locale venga coinvolto di più nelle nuove commesse. Chiediamo di accelerare l’Accordo di programma dell’area di crisi industriale complessa, con incremento della dotazione finanziaria.

E chiediamo una revisione europea degli obiettivi sulle emissioni che consenta competitività alle nostre imprese.

Sul costo dell’energia attendiamo, anche qui in Basilicata, una risposta strutturale perché, finché pagheremo differenziali eccessivi, tutta la nostra manifattura sarà sotto attacco e qualcuno sceglierà di andare altrove, anche partendo dalla Basilicata.

Accanto all’automotive, la Basilicata può giocare una carta strategica nell’aerospazio. È una filiera viva e innovativa con oltre quaranta imprese, con più di ottocento addetti ad alta qualificazione. Proponiamo un tavolo tra Regione, Governo e grandi player per costruire un Hub Tecnologico Dual Use, capace di attrarre competenze e investimenti,  collegando università, ITS e imprese.

I nostri settori storici devono tornare protagonisti di una strategia industriale regionale condivisa tra istituzioni e imprese.

La Valbasento, come l’area di Tito, va liberata dai vincoli che ne frenano lo sviluppo e rilanciata su nuove vocazioni: chimica di nuova generazione, farmaceutica, meccanica, materiali sostenibili e hydrogen valley.

Il mobile imbottito e l’arredo devono abbracciare l’innovazione — design digitale, realtà aumentata, intelligenza artificiale — e al tempo stesso essere tutelati da dazi, concorrenza sleale e scarsità di materie prime.

L’agroalimentare può trattenere più valore in Basilicata: l’investimento nella cella frigo del Metapontino ne è un esempio concreto.

Il turismo cresce grazie alla collaborazione tra imprese e istituzioni; per questo, oggi più che mai, serve evitare misure penalizzanti come l’aumento dell’imposta di soggiorno.

Nelle costruzioni, dopo la stagione dei bonus e del PNRR, dobbiamo guardare avanti: trasformare gli investimenti di oggi in sviluppo duraturo, con infrastrutture moderne, rigenerazione urbana, sicurezza e risparmio energetico.

Infine l’energia, che per la Basilicata non è un capitolo ma una IDENTITÀ.

Siamo un ecosistema ideale per le rinnovabili e per sperimentare tecnologie di rete aperte e sostenibili, e siamo anche il principale giacimento europeo on-shore di risorse fossili.

Sono le facce della stessa medaglia, se guardate con pragmatismo.

Sulle rinnovabili bisogna continuare sul percorso di accelerazione del permitting avviato dal Dipartimento regionale, individuare rapidamente le aree idonee, aggiornare il piano energetico ambientale regionale, candidarsi a filiere industriali delle tecnologie verdi e valutare anche investimenti come un data center, ovvero un eventuale centro di competenza sulle tecnologie decarbonizzanti.

Sulle risorse fossili serve un bagno di realismo: al 2050 petrolio e gas saranno ancora fondamentali per la maggior parte dei settori energivori.

Dopo anni di stallo, si sta riaprendo alla ricerca di gas naturale.

Per la Basilicata è una straordinaria opportunità.

Ma è fondamentale superare l’inerzia nelle autorizzazioni per portare a produzione ottimale i giacimenti. Dobbiamo evitare autorizzazioni monche che mortificano risorse strategiche del Paese e privano i territori di ricchezza. Vanno garantiti tempi certi e procedure chiare.

Facciamo sentire la nostra voce, il nostro peso!

La sicurezza energetica dell’Italia e dell’Europa è anche responsabilità nostra, con evidenti benefici connessi. Vanno integrate fonti fossili, rinnovabili e, quando disponibile, nucleare sicuro di nuova generazione.

Le risorse derivanti vanno indirizzate sempre più verso lo sviluppo no oil.

Innovazione non è solo macchinari e algoritmi ma anche open innovation, e quindi capacità di connettere università, centri di ricerca, pubbliche amministrazioni, imprese innovative, hub e cluster. Serve passare dai progetti ai risultati. C’è bisogno di forte discontinuità.

Il Centro Studi Confindustria ci ricorda che, in Basilicata, investiamo ancora troppo poco in R&S e che la spesa privata in ricerca è concentrata in poche grandi realtà. La risposta è costruire massa critica.

Proponiamo un programma straordinario di poli di ricerca pubblico-privati nei distretti produttivi, con dottorati industriali, ricercatori in azienda e crediti d’imposta rafforzati per progetti realizzati in Basilicata.

Vogliamo laboratori congiunti tra università, CNR e imprese, e l’attrazione di centri di ricerca oggi localizzati altrove.

Ogni euro investito in R&S qui genera valore doppio: per le imprese e per il territorio.

Allo stesso modo, il basso tasso di industrializzazione non può essere un’etichetta definitiva.

Soprattutto se, come ci ricorda il Centro Studi, l’industria lucana ha, nell’economia della regione, un ruolo superiore rispetto a quanto avviene nel resto del Mezzogiorno

E’ NECESSARIO AUMENTARE L’ARMATURA ED IL PESO DELL’INDUSTRIA. COME?

Puntando su grandi imprese capofila – anche pubbliche o partecipate – da attrarre in maniera mirata, con accordi di insediamento che prevedano obblighi di filiera e almeno una quota significativa di forniture da PMI lucane.

Industrializzazione, per noi, significa questo: riportare produzione, valore aggiunto, non inseguire qualunque investimento, ma selezionare quelli coerenti con una strategia di lungo periodo. Creare occupazione qualificata nei nostri poli.

E qui arriviamo alla parola decisiva che dà senso a tutto: COMPETENZE.

MANCA IL LAVORO, MA SEMPRE PIÙ SPESSO MANCANO ANCHE I LAVORATORI.

Dobbiamo costruire un ecosistema formativo della Basilicata che unisca orientamento precoce nelle scuole, esperienze in azienda per ogni studente, ITS Academy, università più aperta e internazionale, formazione continua per chi è già in azienda. Occorre promuovere un progetto dedicato alle STEM per le ragazze, con mentorship e borse mirate.

E poi c’è una priorità su tutte: la sicurezza sul lavoro.

Non è un mero adempimento normativo, né una formalità burocratica.

La sicurezza è un valore fondamentale. E’ rispetto per la vita.

Ogni vita salvata rappresenta una vittoria per l’intera comunità. Ogni incidente, una sconfitta che coinvolge tutti.

Desidero esprimere un sincero ringraziamento ai rappresentanti delle organizzazioni sindacali presenti: su questo tema non esistono contrapposizioni, ma un obiettivo comune.

Amiche e amici, la Basilicata non ha bisogno di consolazioni.

Ha bisogno di visione, di fiducia, di decisione.

HA BISOGNO DI UN NOI CHE PREVALGA SULL’IO.

A Bruxelles si discute di crescita e di competitività.

Basta analisi e report: servono scelte ancorate alla realtà, che concilino innovazione e neutralità tecnologica, che evitino standard rigidi calati dall’alto e che non trasformino l’industria nel bancomat dell’Europa.

Ci rivolgiamo al Vicepresidente Fitto, al quale riconosciamo il merito di aver  introdotto meccanismi efficaci di accelerazione e finalizzazione della spesa, con l’appello a promuovere in Europa le prospettive di innovazione e di competitività per il Sud.

In Italia si lavora alla manovra, e per noi l’industria è condizione di futuro.

Dove c’è impresa, c’è comunità e coesione sociale.

Il Mezzogiorno negli ultimi anni ha dato segnali di crescita anche superiori al Centro-Nord. La Basilicata deve agganciare questa dinamica.  Serve una mobilitazione straordinaria del governo regionale insieme al governo nazionale, all’Unione Europea e a tutte le energie migliori del nostro tessuto economico e sociale.

Non solo perché serve alla Basilicata, ma anche perché investire su un territorio con una storia industriale fatta anche di grandi successi e un futuro di straordinarie potenzialità, È UNA SCOMMESSA AD ELEVATA PROBABILITÀ DI RIUSCITA.

Non è un’idea romantica, ma un fatto con evidenze concrete.

PROPONIAMO UN PATTO PER LA CRESCITA CHE SI BASI SU TRE PILASTRI FONDAMENTALI: innovazione diffusa; competenze condivise con una rete forte scuola-università-impresa; collaborazione istituzionale e confronto partenariale vero e costante.

Di fatto, un’alleanza tra imprese e istituzioni, tra pubblico e privato, tra generazioni.

IL DOMANI NON ARRIVA A PRESCINDERE, MA SI COSTRUISCE QUI, INSIEME.

La Basilicata, con la sua storia di resilienza, la qualità delle sue imprese e la sua collocazione strategica, può scrivere un capitolo importante.

Abbiamo RISORSE, COMPETENZE, CREATIVITÀ, ENERGIA per farcela.

Non dobbiamo essere una terra ai margini, ma un laboratorio di futuro. Un futuro che si costruisce con il lavoro, con l’impresa, con la fiducia nel talento delle nostre persone.

E allora sì che, innovazione, competitività, competenze non rimarranno tre parole vuote ma diventeranno la nostra identità, la nostra sfida e la nostra promessa per le generazioni che verranno.

VIVA IL LAVORO. VIVA LE NOSTRE IMPRESE. VIVA LA BASILICATA.

 

Sono intervenuti, inoltre, il Sindaco di Matera, Antonio Nicoletti, il Presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi, i Senatori Antonio Misiani e Carlo Calenda, il Sottosegretario  di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega per il Sud, Luigi Sbarra e, in videocollegamento, il Ministro per le Imprese e il Made in Italy, Adolfo Urso e il Vicepresidente Esecutivo della Commissione Europa, Raffaele Fitto.

Per riascoltare gli interventi e le interviste:

Antonio Nicoletti
Francesco Somma
Vito Bardi
Antonio Misiani
Carlo Calenda
Luigi Sbarra
Adolfo Urso
Raffaele Fitto
Emanuele Orsini

 

Le immagini della giornata