INDOTTO ENI, SCONCERTANTE LA PROTESTA CONTRO CHI GARANTISCE PRODUZIONE E LAVORO

La nuova protesta dei lavoratori dell’indotto Eni e dei sindacati relativa alle procedure di cambio appalto Ram – Termomeccanica è fondata su un presupposto non veritiero, che assume per scontato il mancato rispetto del Patto di Sito. Una errata rappresentazione della realtà che, per di più, ha trovato sui media e anche in sede istituzionale un’amplificazione che denota la mancanza di una conoscenza adeguata dei fatti, a favore di una lettura superficiale e fuorviante della vicenda, fortemente lesiva della reputazione dell’impresa e di tutti i soggetti coinvolti.

I fatti accaduti in questi ultimi giorni, in aggiunta, hanno dato la stura ad accuse di mancato rispetto delle regole da parte di imprese che da anni hanno sempre onorato gli impegni previsti dal Protocollo, come è facile confermare attraverso tutti gli atti ufficiali, anche in presenza di condizioni non sempre favorevoli. Le accuse ingiustificate e spesso strumentali che da troppo tempo si registrano su questo fronte danneggiano gravemente non solo il nostro tessuto produttivo e la rappresentazione della nostra regione, ma anche gli stessi lavoratori.

Per entrare nello specifico del cambio d’appalto Ram – Termomeccanica, va precisato preliminarmente che, come già puntualizzato dalla stessa impresa subentrata dal 2019 alla RAM Meccanica nell’appalto per le macchine rotanti, non c’è stata alcuna perdita di posti di lavoro. Termomeccanica, in attuazione di quanto previsto dal Protocollo, ha sempre confermato la disponibilità ad assumere tutte le unità impegnate sulle attività, con il rispetto dei livelli di inquadramento professionale e retributivi previsti per tali lavoratori.

Nonostante questo, però, la procedura si è chiusa dopo un anno con la rinuncia dei sindacati alla trattativa per la strenua difesa di una indebita rivendicazione relativa  all’inserimento nella procedura di risorse impiegate su altri appalti che nulla hanno a che fare con la disciplina delle macchine rotanti in questione.

Ma gli sforzi di Termomeccanica sono andati oltre gli impegni previsti dal Patto. Seppure a procedura chiusa e quindi in regime di libero mercato, al di fuori quindi del Patto di Sito, l’azienda ha confermato l’impegno già manifestato all’assunzione delle 12 risorse rimanenti di RAM alle condizioni economiche previste. Di queste, però, solo 4 hanno accettato la proposta.

A marzo scorso, la Termomeccanica, pur non essendo tenuta a farlo, ha riconfermato nuovamente tale disponibilità ad assorbire le 8 risorse RAM alle medesime condizioni contrattuali delle 4 risorse assunte a fine 2020. Ma l’azienda non è stata contattata in nessun modo dalle unità interessate.

Un forte di impegno che però non è bastato alle organizzazioni sindacali che, in maniera irresponsabile, invece di spingere il personale in questione ad accettare la proposta di TMP hanno rilanciato con nuove rivendicazioni che, evidentemente, nulla hanno a che fare con la tutela e la salvaguardia dei posti di lavoro e che risultano poco rispettose di tutti coloro che in questo momento di grave crisi economico-sociale non hanno la possibilità di alcuna forma di sostentamento.

E’ fortemente mortificante oggi trovarsi nella condizione di dover difendere l’operato di un’impresa che si è contraddistinta per l’attenzione sociale alle ragioni del territorio da accuse false e ingiuste che non fanno il bene di alcuno.

Pertanto, ci auguriamo che al tavolo convocato per il prossimo 9 aprile dall’assessore regionale alle Attività produttive, dove Confindustria parteciperà in rappresentanza di Eni e delle imprese, possano emergere e prevalere ragionevolezza e responsabilità.